Venere Landolina

Afrodite

L’Afrodite Landolina, conservata presso il Museo Archeologico “Paolo Orsi” di Siracusa, è una scultura in marmo, copia di epoca romana di un originale ellenistico. Si tratta di una Venus pudica, derivata dalla Afrodite Cnidia, opera di Prassitele.

Il tipo statuario è noto da molte copie, tra cui quella del Museo Nazionale di Atene, che è stata integrata in modo arbitrario dal Canova, copiando la testa della Venere Capitolina.

La scultura mostra la dea in tutta sua maestà, come appena sorta dalle acque alla sua nascita, anche se non è colta nell’atto di strizzare i capelli bagnati, come nella celebre pittura di Apelle, la Afrodite anadyomene. La potenza della seduzione femminile è l’oggetto della raffigurazione, e la testimonianza di Luciano di Samosata, che mostra l’entusiasmo di un certo Caricle nel vedere proprio questa statua a Siracusa nel II sec. d.C., dimostra come l’obiettivo dello scultore era stato pienamente raggiunto. Del resto, il passo di Luciano sembra descrivere proprio la statua siracusana, per alcuni particolari anatomici che si ritrovano nella scultura in marmo, come la descrizione delle “fossette nell’una e l’altra anca sono una grazia che non si può dire …”

 

La ricostruzione offerta utilizza la testa di Canova, e non colora di rosa lo splendido marmo, che era stato scelto proprio per illustrare l’incarnato della dea. Sarebbe stato uno spreco non giustificato utilizzare un marmo prezioso e luminoso, per poi coprirlo di vernice. Il colore del mantello, rosso, è ovviamente arbitrario, ma il contrasto con il nitore del marmo lo rende plausibile. Ovviamente, i capelli della dea sono biondi, con l’utilizzo di lamine auree.

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