Kouros di Reggio

Apollo Reggino

L’Apollo Reggino è un originale greco in marmo di Paros, realizzato all’inizio del V secolo a.C., conservato nel Museo Archeologico di Reggio, conosciuta come Kouros di Reggio.

 

Applicando le tecniche tipiche dell’analisi iconografica, si può tentare di decodificare il messaggio affidato dall’artista antico e dai suoi committenti al linguaggio delle immagini: il soggetto della statua è un giovane dai tratti estremamente raffinati, giunto alla soglia dell’età adulta ma ancora senza accenni di barba, con lunghi capelli biondi (realizzati in antico mediante foglie d’oro applicate su una base di minio rosso), acconciati in un modo molto elaborato.

Per quanto riguarda la postura, anche se la statua ha perso l’intero braccio sinistro, l’avambraccio destro ed entrambe le gambe al di sotto delle ginocchia, la posizione del gomito destro lascia intuire che l’arto superiore fosse piegato ad angolo retto e che, quindi, nella mano destra il “raffinato giovane biondo” tenesse un oggetto che potesse fornire, iconograficamente, l’identificazione del soggetto rappresentato.

 

Il braccio sinistro, pure completamente mancante, a giudicare dalla posizione della spalla corrispondente sembra ricadere lungo il fianco, anche se doveva mantenersi leggermente discosto dal corpo, piegandosi al gomito simmetricamente a quello destro, e allargandosi leggermente verso l’esterno. La gamba sinistra si trovava leggermente avanzata, come se la statua procedesse lentamente verso chi la guardava.

 

Se osserviamo la scanalatura all’interno della tenia, comprendiamo che essa serviva per fissare il ramo d’alloro, mentre ciascun buco ai lati di tale elemento era necessario per fermare le singole foglie con chiodini. 

La spaziatura dei vari buchi sulla statua, utilizzati ciascuno per fissare le singole foglie della corona, appare adeguata a quella che si nota sui rami di alloro, mentre le fronde di olivo mostrano una simmetria diversa per le foglioline.

 

Sulla base dell’integrazione proposta, risulta chiara l’identificazione della statua come Apollo, mentre dall’attenta lettura della posizione di ciò che rimane delle braccia, si può ipotizzare la presenza di una phiale nella mano destra e di un arco in quella sinistra confermandone l’identificazione. 

 

Le ridotte dimensioni e i confronti archeologici inducono a pensare che la statua fosse posta sopra una colonna dorica.

Il luogo di rinvenimento della scultura, trovata in uno dei cantieri della ex stazione Lido, appare molto vicino al basamento di un tempio di epoca greca scoperto nell’area, da alcuni identificato come quello di Apollo Maggiore

 

Il suo seppellimento in una fossa sacra induce a pensare che si possa formulare l’ipotesi che l’Apollo Reggino, come la divinità viene sempre chiamata nelle emissioni monetali di Rhegion, potesse essere un dono consacrato dal tiranno Anassila, verso il 494 a.C., quando aveva conquistato il potere, ma che, alla caduta della tirannide nel 461 a.C., essa sia risultata invisa alla popolazione appena liberatasi dalla tirannia, e occultata alla vista.

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Bronzi di Riace
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