Acrolito di Cirò

Apollo Aleo

Tra i capolavori del Museo Archeologico di Reggio è certamente da annoverare l’acrolito di Cirò, ritrovato da Paolo Orsi nel corso degli scavi compiuti fra il 1924 e il 1929 in località Punta Alice, nel territorio dell’odierna Cirò Marina. Un acrolito, parola che non viene quasi mai utilizzata nelle fonti greche, e viene interpretata da quelle latine come statua colossale, è una statua con testa, mani e piedi in marmo, in pietra o in avorio, mentre il resto del corpo veniva realizzato in legno o con altri materiali, e poi ricoperto di abiti.

Gli archeologi interpretano i resti e i rinvenimenti come pertinenti al tempio di Apollo AleoKrimisa, città e santuario fondati, secondo la tradizione mitologica, da Filottete, dopo la fine della guerra di Troia. Il tempio di Apollo era famoso nell’antichità per la presenza delle frecce fatate di Eracle, che centravano infallibilmente il bersaglio designato, che erano state poi trasportate dai Crotoniati nel proprio tempio apollineo cittadino. 

Acrolito di Apollo Aleo di Cirò

Dal punto di vista archeologico, dell’Acrolito di Apollo Aleo sono rimasti la testa in marmo bianco, alta 41 centimetri, i piedi e la mano sinistra frammentata. Tutti i reperti provengono dall’area del tempio, mentre la datazione proposta dagli esperti vuole la realizzazione dell’acrolito tra il 440 e il 430 a.C. 

Dagli scavi è emersa anche una raffinata parrucca in bronzo, con una acconciatura tipica dell’iconografia di Apollo, che, però, non è pertinente alla testa in marmo, e appare essere stata realizzata in un periodo più antico: si tratta, con ogni probabilità, di un elemento di una precedente statua acrolitica, occultata in una fossa sacra, un bothros, quando non fu più utilizzata. Del resto, anche i resti in marmo sembrano essere stati posti in un bothros perché non più esposti alla venerazione dei fedeli, oppure allo scopo di proteggerli in un momento di pericolo per il santuario di Krimisa.

Acrolito di Apollo Aleo di Cirò
Acrolito di Apollo Aleo di Cirò
Testa di Igiea
Testa marmorea di Hygeia, Feneos, Museo archeologico
Apollo citaredo collezione farnese
Apollo citaredo collezione Farnese, Napoli, Museo archeolgico

La nostra proposta di ricostruzione dell’acrolito, che si basa su scarni confronti archeologici, tra cui segnaliamo l’Apollo Citaredo della Collezione Farnese del Museo Archeologico di Napoli, lo vede seduto, completamente vestito, nell’atto di suonare una cetra. Integriamo quali elementi mancanti: una parrucca in bronzo, simile come acconciatura a quella ritrovata in situ, che, abbiamo notato, non è però pertinente; bulbi oculari in osso, avorio o calcite, e le iridi realizzate in pasta vitrea o con pietre dure, oltre a una piccola lamina bronzea per realizzare le ciglia; la mano sinistra nella posa di sorreggere una cetra; i piedi e le caviglie attinenti a una statua seduta, che mostrano i segni dei perni rettangolari per fissarli alla struttura lignea, oltre a dei piccoli fori, che servivano a fissare i sandali della divinità. 

Acrolito di Apollo Aleo di Cirò
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